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  • 26 Gennaio 2015

    La parcella e le scuse – Case di cura e regole

    Editoriale Corriere Roma

    La vicenda romana che ha recentemente coinvolto l'ambasciatore russo e sua moglie è lo specchio di una sanità privata senza troppi scrupoli, dove si è persa l'etica di una professione tra le più antiche e delicate del mondo. La storia, per chi non la conoscesse, è presto detta: la moglie dell'ambasciatore ha un disturbo, viene interpellato un medico di una struttura privata che organizza in 24 ore tutti gli accertamenti possibili e immaginabili, otto consulti specialistici (non si sa mai, meglio essere cauti…), per la modica spesa complessiva di 18.000 euro. L'ambasciatore, un po' sorpreso dall'efficienza e dalle tariffe italiane, chiede spiegazioni all'Ordine dei Medici con una elegante e ironica lettera.

     

    Una certa sanità non ha ancora capito che il mondo è cambiato e che bisognerebbe smetterla con comportamenti fuori da qualsiasi regola di stile e di mercato. I veri professionisti sono altri, non chi, per coordinare gli esami di un paziente in 24 ore, emette una parcella di 5000 euro, come ha fatto uno dei medici di questa assurda storia. Qualcuno potrebbe argomentare che certi avvocati e consulenti di altre categorie professionali emettono parcelle ben più salate: certo, lo sappiamo tutti, ma quando abbiamo scelto di fare i medici abbiamo fatto una scelta di vita che implica certe regole, il che non vuole dire fare il voto di povertà ma neanche speculare sulla salute di chiunque, ambasciatori e famiglie comprese.

     

    Esiste una deontologia, un buon gusto, una linea che divide i seri professionisti da chi invece pensa che tutto sia concesso. Cosa farà l'Ordine dei Medici, destinatario della missiva di protesta dell'ambasciatore, condita di ironia e stile da vendere? Difficile rispondere, considerando che non esistono tariffe massime potrà forse solo contestare la congruità delle parcelle. Una lettera informale di scuse però non guasterebbe e salverebbe la faccia dalla generale caduta di immagine.


    La verità è che in alcune strutture private romane, e non solo romane, il paziente è ancora visto come il pollo da spennare, possibilmente in condivisione con i colleghi che a loro volta faranno lo stesso alla prossima occasione, in una associazione di talenti che poco ha a che fare con la professionalità medica. Forse è anche questa una delle ragioni per cui le assicurazioni si sono ritirate dal nostro Paese. Esistono delle regole non scritte in medicina che valgono da sempre e varranno per sempre. Non si fa il dottore per soldi, e tutti devono potersi permettere una visita, un parere, un consulto specialistico, indipendentemente dalla dichiarazione dei redditi, senza criminalizzare la libera professione ma anche senza speculare. Chi la pensa diversamente faccia un altro mestiere.