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  • 14 Gennaio 2018

    La (solita) influenza in pronto soccorso

    Anche quest’anno, come se fosse una novità, si è ripresentata l’emergenza influenza. Ospedali pieni, proprio nel periodo natalizio di riduzione dei posti letto e di ferie del personale sanitario, con situazioni francamente inaccettabili e indegne di un paese come il nostro. Che un paziente sofferente già per la sua condizione di malato debba giacere per giorni su una barella è qualcosa che ha poco a che fare con il rispetto e la dignità della persona che soffre. Di chi è la colpa? In verità di nessuno, non certo dei pronto soccorso che fanno del loro meglio per far fronte all’ondata di accessi, non dei reparti ai quali non è ancora data la possibilità di fare letti a castello e, spesso, neanche dei medici di medicina generale che non possono gestire a casa pazienti anziani, fragili, il cui instabile equilibrio viene improvvisamente a cadere quando arriva il virus influenzale. Sono poi molti i casi di complicanze respiratorie, anche gravi, come polmoniti e severe insufficienze respiratorie, che necessitano di una gestione in reparti adeguati.
    Forse però è bene dire che emergenza è un qualcosa che accade una tantum, non tutti gli anni, a ogni inverno, con andamenti epidemiologici ben prevedibili e monitorabili. E’ utile poi ricordare che il nostro Paese negli ultimi 20 anni ha ridotto drasticamente il numero dei posti letto negli ospedali per acuti ed è oggi una delle nazioni europee con meno letti per abitante, molti meno della Germania e della Francia tanto per citare i nostri vicini. Questa politica però non si è accompagnata a un parallelo sviluppo di una rete di strutture di cure intermedie a minore intensità assistenziale, a un potenziamento dell’assistenza sanitaria nelle residenze per anziani, a una forte e radicata crescita della medicina e di presidi territoriali. E, se è vero che troppi codici bianchi arrivano nei pronto soccorso, non sempre e non ovunque nel Paese il flusso può essere gestito diversamente. Soluzioni organizzative tuttavia si possono immaginare con reparti a apertura a “soffietto”, diluzione dello smaltimento ferie in modo meno concentrato, finanziamenti ad hoc e, soprattutto, affrontando il tema e non rinviandolo di inverno in inverno, o di estate in estate quando arriva l’altra cronica emergenza ovvero il caldo. Le immagini di questi giorni dei nostri ospedali dovrebbero anche far pensare alle risorse destinate al nostro prezioso Servizio Sanitario e al suo futuro.

    [Corriere della Sera - inserto Salute]