• CHI SIAMO
  • ATTIVITÀ
  • NEWS
  • CONTATTI
  • 21 Luglio 2025

    L’Italia e il “no” al piano dell’OMS: scelta sbagliata


    L’Organizzazione Mondiale della Sanità è un’istituzione non esente da critiche e con limiti che sono apparsi evidenti nella gestione della pandemia del 2020 e che erano già emersi in passato in occasione dell’emergenza causata dall’influenza suina nel 2009-10, ma resta un presidio fondamentale di sanità pubblica mondiale.
    L’Italia, in due recenti occasioni, ha preso posizioni francamente discutibili che la pongono in una pericolosa situazione di marginalità e isolamento. La prima è avvenuta a fine maggio di quest’anno, quando si è astenuta sul nuovo accordo pandemico globale insieme a Russia, Iran, Bulgaria, Polonia, Giamaica, Israele, Romania, Paraguay, Guatemala e Slovacchia. La seconda pochi giorni fa quando ha deciso di non approvare gli emendamenti al regolamento sanitario internazionale proposti dall’OMS, unico Paese il nostro a assumere questa posizione insieme agli USA, la cui politica sanitaria è oggi dettata da una figura a dir poco discutibile come Robert Kennedy Jr, il no vax dichiarato, che in queste settimane è alle prese con la più importante epidemia di morbillo che il suo Paese abbia registrato negli ultimi 25 anni, proprio a causa del calo di copertura vaccinale.

    Pensare di fare da soli, di difendere la propria sovranità nazionale nella gestione di una pandemia è semplicemente assurdo e qualsiasi persona dotata di buon senso può rendersene conto ripensando al 2020, come se i virus riconoscessero i confini nazionali. Credere a una “indipendenza sanitaria” in un mondo globale è puro oscurantismo fuori tempo. Una nuova pandemia ci troverebbe solo più deboli, isolati e scoordinati rispetto al resto del mondo civile.
    Come se non bastasse ci siamo così auto-esclusi dalla possibilità di dire la nostra sulle decisioni che vengono prese collegialmente, con il rischio aggiuntivo di avere regole diverse da tutti gli altri per la mobilità dei nostri cittadini.

    Avrebbe avuto molto più senso rafforzare la nostra presenza in questa istituzione, che malgrado le sue criticità resta fondamentale per la gestione delle politiche mondiali di sanità in una realtà sempre più globale. Speriamo si voglia tornare indietro su queste posizioni ideologiche prive di qualsiasi razionalità scientifica.

    Sergio Harari - Corsivo Corriere della Sera (Nazionale) a pag. 30