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  • 19 Aprile 2018

    La cultura classica è molto scientifica

    Spunti per letture

    Perché la cultura classica? Per molte buone ragioni, ovviamente. Quelle che propone Lucio Russo, però, sono originali e non hanno nulla a che spartire con nostalgia o  reazioni passatiste. Anzi. L’autore declina già in copertina l’assenza di conflitti d’interesse che potrebbero indurlo in questo genere di tentazione, sottolineando di non essere un classicista. In realtà, si può azzardare, dimostra di esserlo in senso stretto, perché la sua appassionata difesa della cultura classica attinge soprattutto al suo valore universale e alla sua persistente attualità. Il potenziale ruolo del latino e del greco come strumenti formativi rimane indubbio ma si può obiettare che tale funzione potrebbe essere vicariata, seppure con sfumature diverse, da altre lingue o da materie scientifiche.
    Detto che in merito si può discutere, e l’autore lo fa, le ragioni invocate per invitare a riservare maggiore attenzione alla cultura classica sono anche e soprattutto altre, da ricercare non tanto o solo nel suo ruolo radicale per le principali espressioni della nostra civiltà, da quella giuridica, a quella storica, a quella scientifica, al lessico stesso, bensì nella sua costanza contemporanea, spessissimo misconosciuta o del tutto sconosciuta. Senza questa consapevolezza, scotomizzata soprattutto a partire dal Novecento, diventa difficile non solo comprendere ma anche utilizzare gli strumenti che in particolare l’antica Grecia ci ha lasciato. Gli esempi che propone l’autore sono molti e toccano l’analisi logica, la matematica, la  storia, fino alla fisica quantistica, in riferimento alla quale  Russo non risparmia, fra l’altro, chiose ficcanti su esperienze di notevole successo popolare come quelle che attingono al Fundamental Fysiks Group, di cui il rappresentante più noto è Fritjof Capra, autore del bestseller Il Tao della Fisica. «Per molti secoli –  scrive Russo nel suo epilogo – la cultura occidentale si è sviluppata usando materiali intellettuali tratti dalla civiltà classica senza averne piena consapevolezza. Molte idee antiche sono state assorbite indirettamente, in genere in maniera deformata, come sottoprodotto di studi intrapresi a tutt’altro scopo». «Opere matematiche come gli Elementi di Euclide, studiate per i tecnici, hanno assuefatto gli studiosi moderni a elementi essenziali del metodo scientifico».

    A proposito di eredità «inconsapevoli» colpisce, fra l’altro, la notazione che quella che conosciamo come Rivoluzione Copernicana, non è affatto copernicana, senza nulla togliere al suo autore, perché ben prima della «rivoluzione tolemaica», Aristarco di Samo già aveva provato che la Terra ruota intorno al Sole e non viceversa. Di spunti di questo genere nel libro di Russo se ne trovano parecchi. Da segnalare, fra gli altri, quelli dedicati alla democrazia, con un confronto fra come viene intesa oggi e come si è sviluppata ad Atene. Un’analisi che potrebbe apparire demistificante a una lettura superficiale e che invece è preziosa per capire di che cosa si parla quando si parla di democrazia e qual è il suo valore e la sua possibile declinazione. Un libro di sicuro interesse, non solo per chi rimpiange la propria adolescenza con relativi «titiretupatule».

    [Mondadori - Pagine 232 - Euro 19,00]

    Rimanendo in tema di debiti pagati poco o nulla dalla scienza al passato può risultare gustosissimo il capitolo Scotoma: quando la scienza dimentica e ignora ne Il fiume della coscienza, una raccolta di saggi di Oliver Sacks appena uscita in Italia. Nella pagine in questione l’autore cita appunto il caso di Aristarco di Samo e della sua teoria eliocentrica «dimenticata» ma evoca diversi altri casi dello stesso tipo, alcuni decisamente sorprendenti. La raccolta postuma di scritti del neurologo offre però altre occasioni di lettura molto interessanti e curiose disseminate nel ventaglio dei temi trattati, che vanno dalla vita mentale delle piante, passando per il racconto di aspetti poco conosciuti di scienziati come Freud o Darwin, per arrivare agli «scherzi» della memoria (irresistibile il caso di Ronald Reagan che si emoziona sinceramente evocando un episodio di guerra senza rendersi conto che stava raccontando un film). A chi manca Sacks piacerà.


    [Adelphi - Pagine 213 Euro 19,00]