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  • 26 Gennaio 2020

    La memoria proiettata nel futuro

    Una doverosa osservazione sull'antisemitismo


    Sono passati 20 anni dall’istituzione della Giornata della Memoria nella data in cui si celebra la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte delle truppe dell’armata rossa rimaste basite davanti all’orrore dell’inimmaginabile. In questi anni le iniziative sono cresciute moltissimo in numero, qualità e diffusione e ormai non si può più parlare di “giornata della memoria” ma di “periodo della memoria”, visto come viene riempito il calendario da eventi che precedono e seguono nel tempo il 27 gennaio. Ma quanto è servita questa meritoria iniziativa a diminuire l’ignoranza e il pregiudizio contro gli ebrei? Quanto la visibilità acquisita è stata utile a infrangere lo storico muro di antisemitismo del mondo? Sono molti a discuterne criticamente, fra questi spicca i Guardiani della memoria, libro di Valentina Pisanty, semiologa studiosa del negazionismo dell’olocausto, che analizza gli eccessi di una ritualizzazione collettiva che sembra non avere ottenuto l’effetto sperato; ne ha scritto molto bene recentemente, commentando questo difficile e controverso testo, Gad Lerner su Repubblica. Il problema però esiste, basti rilevare come in concomitanza con il periodo del Giorno della Memoria il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea da anni registri picchi inusitati di fenomeni di antisemitismo.
    Il presidente Mattarella nel nominare senatrice a vita Liliana Segre, donna dalle straordinarie energie e capacità di comunicazione, ha compiuto uno degli atti più importanti degli ultimi anni per dare forza e visibilità alla memoria. L’Italia di questo deve andare fiera.
    Non è facile affrontare i limiti della Giornata della Memoria senza sminuire il valore straordinario che indubbiamente ha e ha avuto, così come l’impegno di tutti coloro che con grande fatica contribuiscono al lavoro di sensibilizzazione che deve essere fatto e continuato. Ma forse, con laicità e senza pregiudizi, bisogna guardare al futuro di questa iniziativa con occhi lungimiranti. L’investimento sui giovani è stato e sarà il punto fondamentale di una azione che deve ancora trovare il proprio punto di equilibrio e la propria forza.
    Molto, moltissimo è stato fatto ma perché la memoria non si perda e resti viva è venuto il momento di sviluppare una attenta e sensibile riflessione.


    Sergio Harari, Presidente Associazione Peripato
    [testo pubblicato anche sul Corriere della Sera, Domenica 26 gennaio 2020]