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  • 14 Giugno 2017

    Lombardia in controtendenza: no all’eccesso della chirurgia nei parti

    In Italia il 36% dei parti sono cesarei, contro una media Europea del 28 % e nazioni, come la Finlandia, molto al di sotto
    La Lombardia, con dati in controtendenza rispetto al resto del Paese, inverte l’abitudine all’utilizzo eccessivo della chirurgia per i parti. In Italia il 36% dei parti sono cesarei, contro una media Europea del 28 % e nazioni, come la Finlandia, molto al di sotto. Un recente studio dell’Istituto Mario Negri e della Direzione Generale Welfare di Regione Lombardia documenta come qui il ricorso al cesareo si sia progressivamente ridotto fino a raggiungere nel 2014 la quota del 27%. La Brianza registra, inoltre, tra i migliori dati nazionali con standard compresi tra il 15% di Carate e il 20% di Monza. Questi dati positivi si accompagnano tuttavia a una netta riduzione della natalità, che passa da un tasso di 9,9 nati per 1000 abitanti nel 2005 a 8,6 nati per 1000 abitanti del 2014, che tradotto in numeri significa 6241 nati in meno.
    In Lombardia, sempre nel 2014, l’83,8% dei parti si è svolto in ospedali pubblici, il 16,2% in strutture accreditate e solo una minima percentuale, lo 0,1%, in cliniche private.
    Il 27,6% dei parti (22.690) è avvenuto in 47 punti nascita con meno di 1.000 parti all’anno, 3.511 parti in 11 punti nascita con meno di 500 parti all’anno senza assistenza operativa di neonatologia. Resta quindi aperto il problema, che aveva già sollevato numerose polemiche in passato, sulla sicurezza dei presidi con un’attività numericamente limitata.