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  • 26 Aprile 2024

    Medicina e test, un pasticcio – Come cambierà l’accesso

    Test di Medicina specialità e fondi. Quei pasticci per la sanità.


    La buona notizia è che finalmente la politica sembra interessarsi alla sanità, ma forse questa è l’unica nota positiva. Il PD lancia il disegno di legge Schlein che vorrebbe tagliare le liste di attesa e giustamente aumentare i finanziamenti destinati alla sanità allineandoli ad altri nostri vicini europei, destinando il 7,5% del PIL entro il 2028 a questo settore cruciale per il Paese. Non si capisce però, almeno al momento, dove andranno reperiti i fondi necessari, si accenna infatti genericamente a risorse derivanti dalla crescita economica o a non meglio precisate misure aggiuntive di contrasto all’evasione fiscale. Saremmo tutti contenti se dalla lotta all’evasione fiscale, piaga inguaribile di questo Paese, si recuperassero i finanziamenti necessari a salvare il nostro Servizio sanitario, ma, formulato così, sembra più il libro dei sogni che un obiettivo concretamente realizzabile.
    Così come sembra ancora tutta da definire la nuova modalità di accesso alle Facoltà di Medicina. Come ha chiarito ieri su queste pagine Gian Vicenzo Zuccotti, prorettore dell’Università Statale di Milano, mancano spazi e professori per accogliere senza un filtro all’ingresso una massa enorme di studenti, e la ghigliottina dopo un primo periodo di valutazione rischia di essere un male peggiore di quello attuale. Si sbandiera infatti l’abolizione del numero chiuso per poi precisare, come fa in una intervista a Quotidiano Sanità Francesco Zaffini, presidente della commissione Sanità del Senato e relatore del provvedimento, che ci sarà sempre una selezione, solo che sarà differita al termine dei primi sei mesi. Essendo praticamente impossibile accogliere tutti gli studenti le lezioni si svolgerebbero con modalità telematica con successivi esami a risposta chiusa. Rischiamo così di far iscrivere alle nostre università 70-80.000 ragazzi che frequenteranno a distanza per poi essere valutati dopo qualche mese con un test che ne escluderà il 60-70%, tutto questo quando il vero problema non è tanto oggi l’ingresso a Medicina ma l’imbuto che si è registrato negli anni scorsi per l’accesso e la distribuzione dei posti nelle scuole di specialità.

    Ma forse il pasticcio peggiore riguarda proprio gli specializzandi che si vorrebbe ora utilizzare al di fuori dei classici percorsi formativi per “tappare i buchi” assistenziali esistenti nei vari ospedali, a discapito della loro crescita professionale e della qualità delle cure per i cittadini.