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  • 26 Luglio 2017

    Perché bisogna dare un nome alle vittime della medicina nazista

    Riflessioni di Sergio Harari

    Molte generazioni di medici si sono formate studiando sul “Pernkopf”, uno dei più famosi atlanti di anatomia umana, ricco di immagini che illustrano in modo straordinario come sono fatti organi e apparati e i loro rapporti, ma pochi sanno che alcuni di questi disegni erano siglati con svastiche; il dubbio è che detenuti nei campi di concentramento del terzo Reich siano stati assassinati per poter essere usati come preparati anatomici, spunto per le illustrazioni del testo. E’ un articolo dolente e terribile, quello che lo storico Philip Ball ha appena scritto per Lancet, nel quale ci ricorda quello che è stato e ci aiuta a riflettere su molte cose che abbiamo dimenticato. Come la complicità delle aziende farmaceutiche tedesche che concordavano, con medici ambiziosi e privi di scrupoli (che in molti casi anche dopo la guerra hanno continuato le loro indisturbate carriere accademiche), sperimentazioni di nuovi farmaci sugli internati, infettati appositamente.
    Nel Dicembre 1943 lo stesso Lancet aveva pubblicato una ricerca del medico tedesco Erwin Ding sul vaccino per il tifo, la cosa strana era che l’infezione, particolarmente grave, era occorsa a centinaia di individui in un arco di tempo brevissimo, quasi contemporaneamente, tanto che il commentatore dello studio aveva segnalato questa particolarità ai lettori lasciando trasparire il dubbio di una contaminazione di massa. Gli studi e gli esperimenti citati da Ball a memoria degli orrori di quegli anni sono molti, spesso si tratta di esposizioni a situazioni estreme per valutare le resistenze fisiche a cui potevano essere sottoposti i soldati in guerra. Risparmio al lettore le descrizioni.

    Le stime sulle vittime sono difficili, si valuta possano essere state tra 15.000 e 27.000, in parte ebrei ma anche moltissimi zingari. Ball scrive che questa non era pseudoscienza ma vera scienza senza etica e morale; non so se la definizione di scienza, intesa come progresso delle conoscenze dell’uomo, possa includere anche questo.
    Un’iniziativa importante, finanziata dal Wellcome Trust e promossa da un noto storico della medicina, Paul Weindling, vuole oggi ridare un nome alle vittime di queste torture, un compito di umanizzazione che sarà molto difficile ma cruciale per restituire dignità individuale a una memoria che altrimenti giacerebbe dimenticata in una fossa comune.

    Questo terribile pezzo di storia ci ricorda l’importanza del Consenso informato del paziente, frutto del codice di Norimberga, un punto di svolta per la moderna etica. medica, che impone il rispetto del paziente e la totale assenza di qualsiasi forma di coercizione. A presente e futura memoria.

    [Corriere della Sera -  Cronache, pag 20 di Mercoledì 26 Luglio 2017]