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  • 06 Maggio 2023

    Sanità, serve una regia politica centrale

    Ai margini di un importante convegno medico ci fermiamo a conversare con colleghi provenienti da vari paesi stranieri mettendo a confronto le diverse esperienze sul trattamento di una rara malattia polmonare, quando veniamo interrotti da un importante luminare americano. John (nome di fantasia) è preoccupato perché il medico dell’assicurazione sta negando la rimborsabilità di un farmaco a alto costo (circa 25.000 euro all’anno in Europa, qualcosa di più in America) a un suo paziente sessantenne in rapido peggioramento. Un po’ stupito, spiego come nel nostro Paese il farmaco sia regolarmente rimborsato dal Servizio sanitario nazionale, e chiedo come mai il consulente (che spesso non ha competenze specialistiche e che, nel caso specifico, contrasta l’indicazione di un vero esperto della materia) abbia preso questa posizione. John mi risponde che il dottore si appella a irragionevoli cavilli burocratici mentre il malato peggiora, e che, peraltro, quella è una delle migliori assicurazioni sanitarie private disponibile negli Stati Uniti. Ci spiega anche che ha già inviato tre relazioni per sollecitare l’approvazione della sua richiesta, ricevendo sempre la medesima risposta negativa. Al che uno dei presenti interviene dicendo: “Ma sono stupidi, così dovranno sostenere le spese per un trapianto polmonare e invece che spendere qualche decina di migliaia di dollari ne spenderanno oltre un milione per i costi dell’intervento e delle successive cure e terapie”. “È quello che gli ho scritto, risponde John, e sapete cosa mi hanno risposto? Secondo noi, tanto, il paziente sta peggiorando così rapidamente che non arriverà vivo al trapianto”.
    Questo racconto deve far riflettere sulla deriva privatistica verso la quale si sta dirigendo la sanità italiana, senza finanziamenti pubblici adeguati (la spesa sanitaria italiana è notoriamente tra le più basse d’Europa e nessun segnale di miglioramento è all’orizzonte, anzi), in assenza di una strategia di riordino complessivo del sistema.  

    Il nostro Ssn è stato istituito nel 1978, e i suoi principi fondanti restano oggi più che mai validi e attuali, ma la macchina deve essere aggiornata ai nuovi bisogni di salute, all’avanzamento delle tecnologie e alla nuova organizzazione dello Stato (la riforma del titolo V della Costituzione con la conseguente regionalizzazione è del 2001).
    Il privato non è il diavolo, così come non lo sono le assicurazioni, anzi sono modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie che possono diventare integrative a quelle del Ssn (si pensi che oggi nulla di quanto fatto in regime di libera professione viene tracciato dai sistemi informativi, né viene riportato nel nostro fascicolo sanitario), ma il tutto deve essere adeguatamente governato, regolato e pianificato da una regia politica centrale. Quella che oggi manca.