02 Luglio 2025
Una costituente per la sanità
Serve un patto tra le forze politiche nazionali, al di là dei singoli interessi per un grande progetto
Una costituente per la sanità che metta insieme forze politiche di governo e opposizione per rifondare il Servizio sanitario nazionale, è forse questa l’unica soluzione per uscire da un’impasse che si sta trasformando in un suicidio del nostro sistema di assistenza. L’istituzione del nostro Ssn risale a oltre 45 anni fa, era il 23 dicembre 1978 quando fu varato grazie alla straordinaria opera dell’allora ministro della sanità Tina Anselmi, una delle figure politiche femminili più rappresentative del dopoguerra. Successivamente una serie di provvedimenti ha contribuito alla sua contestualizzazione nel mutato scenario del Paese: dalla riforma De Lorenzo-Garavaglia del 1992-93, che ne ha sancito l’aziendalizzazione e legato il suo sovvenzionamento alla legge finanziaria, fino alla riforma Bindi del 1999.
Nel 2001 la riforma del titolo V della Costituzione ha poi conferito una competenza concorrente alle regioni nell’organizzazione degli interventi a tutela della salute entro i vincoli dei principi fondamentali del Ssn stabiliti dallo Stato. Ma da allora più nulla di significativo è accaduto in termini legislativi.
Oggi però i bisogni di salute sono completamente diversi dal passato, aumentano i malati cronici, diminuiscono drammaticamente le nascite e cresce esponenzialmente la popolazione anziana, le tecnologie hanno subito un balzo in avanti, per non parlare dell’architettura degli ospedali e della loro organizzazione. Nuovi cambiamenti radicali sono dietro l’angolo: l’intelligenza artificiale sta già trasformando il modo di fare medicina, con ricadute molteplici e complesse che bisognerà affrontare.
A ciò si aggiunga che negli anni, sebbene il Ssn abbia svolto egregiamente il suo compito, molte sono state le criticità emerse: dalla disuniformità sul territorio nazionale dei livelli di assistenza sanitaria e di spesa, alla mancata integrazione ospedale-territorio, dalla scarsità di investimenti in prevenzione, agli importanti ritardi nel miglioramento tecnologico e nei processi di digitalizzazione; solo per citarne alcune.
I numeri, d’altra parte, parlano da soli: ormai un quarto della spesa sanitaria nazionale è out of pocket. Possiamo immaginare razionalizzazioni ed efficientamenti ma è evidente che il sistema così non può farcela e che sarà impossibile trovare nei bilanci dello Stato abbastanza finanziamenti per coprire tutte le esigenze di salute.
Come continuare allora a garantire l’eguaglianza dei cittadini davanti alla malattia? Con una nuova programmazione e una visione strategica che sappia considerare i mutati scenari economici, sociali, epidemiologici e di salute, ma per svilupparla bisognerebbe convincere la politica a mettere da parte polemiche, ideologismi e retoriche inutili per (ri)costruire un nuovo progetto sulla sanità, mettendo allo stesso tavolo i diversi stakeholder che hanno voce in capitolo e sviluppando sinergie con il privato e il mondo assicurativo, senza, invece, subire la surrettizia de-regulation alla quale stiamo di fatto assistendo oggi. Bisogna avere il coraggio e la lucidità di guardare in faccia la realtà e ammettere che il nostro Ssn già oggi non è più universalistico, lo Stato non ha abbastanza risorse per finanziarlo adeguatamente e non si può fare a meno del privato, il quale occupa ormai una rilevante quota di mercato, la cui azione va regolata e guidata. Fare finta di niente e che tutto magicamente si risolverà è solo miopia o frutto di sterili ideologismi.
Bisogna credere e investire nell’interesse superiore del Paese, difficile ma non impossibile. Ci si può riuscire attraverso un patto tra le forze politiche nazionali, al di là dei singoli interessi di partito, o attraverso una azione promossa da Presidenti di Regione di colori diversi, in fondo è proprio in capo alle Regioni gran parte del governo della sanità. Si può e si deve fare una riforma complessiva del sistema salute, rinviare o voltarsi dall’altra parte per evitare scelte impopolari o difficili rischia di affondare quel che resta del nostro Ssn, che, come si è ben visto durante l’ormai dimenticata pandemia, è una delle colonne portanti su cui si basano le fondamenta del Paese.
Sergio Harari - Presidente Associazione Peripato (Corriere della Sera - ed. cartacea Nazionale, pag. 26 taglio alto - Mercoledì 2 luglio 2025)